IF YOU COULD SEE ME NOW. Tre danzatori in un club chilled-out ci ipnotizzano e stordiscono con una sequenza a onda (wave motion), spingendo i loro limiti fisici al massimo sino a che tutto si trasforma, come tramite un effetto morphing, in un’unica grande, sfrenata, incontrollata, energia (NDT – il morphing è uno dei primi effetti digitali sviluppati dall’industria cinematografica e consiste nella trasformazione fluida, graduale e senza soluzione di continuità tra due immagini di forma diversa).
Apparentemente casuale ma di una precisione impressionante, la performance si dilata, si dissolve, si sposta. Il tempo si spezzetta e poi si amalgama nuovamente. Una fisicità trasudante, un movimento fluido, audace, cangiante, che si reinventa di continuo. Dall’estasi alla confusione, dal costruire allo smantellare, If you could see me now sfida le aspettative, le mescola, le trita, sino a farle imperativamente fermare. Trova un punto estremo e devia poi in un’altra dimensione, cristallizzando tutto in qualcosa di nuovo e diretto. Una liberazione.
“Non è un’esagerazione dire che questo tipo di esperienze determineranno il future del teatro” – Alexander Hiskemuller, Trouw (quotidiano olandese).