RIGHT. Libero adattamento da Le Sacre du printemps di Igor Stravinsky, Right di Carlo Massari, per nove danzatrici della compagnia fiorentina Opus Ballet, ripropone in chiave moderna il mito del sacrificio propiziatorio di una vergine.
La rilettura contemporanea e ‘senza veli’ dell’imponente opera portata in scena prima da Vaclav Nižinskij e poi da Pina Bausch vuole richiamare oggi, nello specifico, il tema della violenza sulle donne. Rinchiuse in una sorta di ospedale psichiatrico, le protagoniste di questo dramma corale non hanno il diritto (right, appunto) di scegliere se esistere nella loro identità di donne o essere solo oggetti utili a uno scopo ben preciso: procreare.
Dopo i successi di Beast without Beauty, duetto soffocante sul tema del desiderio di potere e sopraffazione, e Les Misérables, spietato quartetto sulla mediocrità che ci circonda, quest’ultima produzione cruda e violenta porta avanti l’indagine di Massari intorno al tema della bestialità umana.
Definito dalla critica come scuro, intenso, viscerale e impetuoso, Right richiama alla mente la filosofia del panopticon di Foucault, di un Grande Fratello che sorveglia e punisce. Dunque, si presenta non solo come una denuncia contro la violenza sulle donne, ma contro tutte le forme di imposizione e sopraffazione sia mentale che fisica.
A seguire una chiacchierata con la critica e studiosa Elisa Guzzo sul tema PROVOCAZIONI:
La donna in posizione attiva, direttiva, è accettata solo come motore e sostegno, come curatrice, al servizio. Ha ancora senso la battaglia femminista? Cosa vuol dire la parola artista, felicemente neutra, né maschile né femminile? Come convive il femminismo, che non ha vinto, con le altre battaglie montanti sulle identità, che filtrano in ogni tipologia di performance?