“Secondo l’epistemologia del “corpo aperto” il corpo è ridefinito e costantemente modificato dai suoi usi sociali e dalla sua relazione col linguaggio e la tecnologia.” – P.B. Preciado
SOME OTHER PLACE. Questa nuova creazione coreografica cerca di individuare le forme della relazione tra la performer e l’ambiente, provando a condurre lo spettatore in un viaggio dentro la densità del fuori e in un altrove percettivo.
Un corpo, un’identità fluida si posiziona in uno spazio in continuo cambiamento, immaginando un qualche altro luogo, grazie anche alla musica dal vivo di Spartaco Cortesi. Il dispositivo coreografico crea un movimento disorganizzato lontano ma presente e sposta l’attenzione verso un altro dove. La performer offre uno sguardo che cerca di coinvolgere e portare gli spettatori come passeggeri in un processo retrogrado, labirintico, in continuo adattamento. La leggerezza della realtà, l’accettazione del disorientamento, la frustrazione dell’impotenza, il potere della vitalità, il viaggio accecante nella bianca luce e la rivolta sono immagini portanti che producono il movimento creando un corpo mutante e imprigionato. Osserviamo l’evasione dello spirito, attraverso un linguaggio e una narrazione privata, femminile, che coinvolge lo spettatore.
Un estratto di Some Other Places è stato proiettato, insieme all’altra creazione Space Oddity, in occasione di Interplay Diffuso 20/20 durate la serata di confronto insieme al pubblico condotta da Simone Pacini di Fattiditeatro.