Incontro con la critica Elisa Guzzo Vaccarino in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Confini, Conflitti, Rotte. Geopolitica della Danza” per Scalpendi Editore. Dialogo con il pubblico e i coreografi sulla relazione tra la danza e il corpo sociale e politico.
“La danza, arte minore, per pochi eletti, intrattenitiva, di basso rango o intellettuale, sempre in lotta tra corpo e spirito, tra meccanica e cuore in realtà è tutt’altra cosa. Trova le sue condizioni di esistenza nelle strutture sociali e nelle scelte politiche di ogni luogo del pianeta terra in cui si dispiega con la sua tecnica, la sua estetica, i suoi messaggi, nel tempo e nello spazio. Rispecchia l’organizzazione delle comunità, i conflitti, le battaglie ideologiche, i confini che dovrebbero ingabbiarla.
La parola “danza” in quell’area che si usa definire “Occidente” evoca e indica subito la nostra, bianca, dal balletto alle forme moderne e postmoderne, considerate superiori e più evolute delle “altre”. Svoltato il millennio, questa pigrizia di corta visione non è più sufficiente e le vicende del corpo in performance vanno lette in un’ottica globale, complessiva, comprensiva delle questioni di razza, genere, identità, costume.
Dall’Excelsior ottocentesco, omaggio trionfale alla civiltà europea, alla scienza, alla tecnica, con cui colonizzare il mondo, all’Excelsior degli anni Duemila, che mette in primo piano tutte le contraddizioni di questo schema, presi come definizione di un campo-periodo di ricerca, un lungo cammino disegna i percorsi con cui rileggere l’arte e la pratica della danza, espressione di una vasta ragnatela geopolitica che sempre riflette nelle sue concezioni e nel suo farsi gli eventi della grande storia.“